Funerali ad alto sfarzo: i mafiosi non si fanno mancare nulla

Il funerale è un diritto e in quanto tale non lo si può negare a nessuno, nemmeno ai mafiosi. Per quanto riguarda questi ultimi, a volte, vengono riservate le migliori onorificenze. Si pensi ai Casamonica, noto Clan a Roma, di cui negli ultimi giorni se n’è parlato molto, tra testate giornalistiche e vari media.

Il Casamonica, infatti, furono il classico caso di funerale mafioso. Quando, appunto, qualche anno fa morì il capoclan dei Casamonica, chi si occupò il funerale e contattò l’impresa funebre a Roma, non fece mancare, durante la marcia funebre, carrozze, rose e perfino la colonna sonora de Il Padrino come accompagnamento.

Il funerale dei Casamonica: Roma il loro regno

Le esequie del capoclan dei Casamonica, il boss Vittorio, sono cominciate con una colonna di auto collocate ai lati, con corone di fiori. Le persone che si trovavano sui tetti delle auto, spargevano i petali di rose per strada. Una carrozza nera con pesanti intarsi dorati portava la bara del defunto, con sopra un’immagine di San Pio. La carrozza era trainata da sei cavalli neri.

Sulla facciata della chiesa di San Giovanni Bosco ad attendere il defunto c’era un grande striscione “hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso” ed accanto due manifesti con su scritto “Vittorio Casamonica re di Roma”. Oltretutto, anche un suo ritratto a mezzo busto con una corona in testa, il Colosseo e il cupolone sullo sfondo. Alla fine della funzione, appena uscito dalla chiesa, il feretro è stato salutato da una pioggia di petali lanciati da un elicottero. La bara è stata trasportata in una Rolls-Royce sempre con sottofondo musicale. 

Legalità e funerali mafiosi

Non tutti i boss hanno, però, avuto simili privilegi. In Calabria, diversi questori hanno disposto il divieto di funzioni religiose e processioni per ragioni di ordine pubblico.

Il questore può vietare che la cerimonia funebre avvenga in forma solenne, per tutela della sicurezza dei cittadini. I funerali, infatti, non rappresentano solo l’estremo saluto a un defunto, ma si caricano di valori tipicamente mafiosi, oltre che a consentire pericolosi incontri tra gli esponenti delle varie cosche.

Un caso esemplare è stato quello del parroco di Platì, ha fatto ricorso proprio contro il divieto di celebrare il funerale di un capoclan locale. La sua teoria è quella sostenuta da sempre, cioè in Chiesa comanda il prete, non lo Stato, e il prete deve poter esercitare le sue funzioni. Il parroco, ha sostenuto, inoltre, che chiunque sia stato battezzato ha lo stesso diritto di tutti gli altri cittadini.

Il percorso per arrivare alla legalità, insomma, è ancora molto lungo, perché si vive ancora in un mondo troppo omertoso e complice. Negare l’evidenza è inutile, perché un funerale mafioso non è mai solo un funerale, ma, anzi, rappresenta una manifestazione di potere.

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