Mangiare con la testa, prima che con la bocca: il senso del cibo

La vita frenetica e piena d’impegni a cui ci siamo abituati ha trasformato anche il momento del pasto in un semplice atto di sopravvivenza e il cibo stesso in un semplice mezzo per ottenere uno scopo.

Per quanto questo possa essere comprensibile, è altrettanto vero che quelli della preparazione del cibo e dell’alimentazione, sono momenti preziosi per sentirsi più in sintonia con il mondo che ci circonda e i ritmi della natura – un valore aggiunto che può essere interessante recuperare.

Per millenni, il cibo è stato un problema fondamentale, e nella sforzo necessario per procurarlo e prepararlo si trovava un contatto con l’ambiente: raccogliere, coltivare, allevare, erano atti di intelligenza e saggezza, perchè ne dipendeva, davvero, la possibilità di superare o meno le stagioni fredde o i periodi di carestia. Da tutto questo nasceva la grande consapevolezza del proprio ruolo all’interno di un sistema, la natura.

Questa consapevolezza non è perduta. Riconquistarla parte da piccole cose – ad esempio, un impegno differente, soprattutto a livello mentale, per quanto riguarda la preparazione del cibo di cui ci nutriamo. Ecco cinque semplici consigli per provare ad imparare qualcosa su noi stessi attraverso il nostro cibo:

1. Tornare alle basi.
Cucinare consapevolmente significa prendersi la responsabilità di scegliere gli ingredienti ottimali di quel che si mangia, scartando opzioni di seconda scelta o preconfezionate. Essere consapevoli di ogni più piccolo passo della preparazione, dal cibo crudo al piatto terminato, aiuta a comprendere il valore e il ruolo del cibo.

2. Pensare all’origine
Qual è la miglior fonte di cibo? La risposta ideale è semplicissima: il proprio orto. Eliminando il trasporto si mantengono più nutrienti, si eliminano i costi legati al traferimento e alla conservazione, si è sicuri di quel che si sta mangiando: dalla propria terra, alla cucina, al nostro stomaco, rapidamente. Purtroppo, questa è una scelta sempre meno praticabile per la stragrande maggioranza delle persone, ma esiste un’alternativa quasi altrettanto valida, ed è l’acquisto locale. Certo, cercare un contadino o un allevatore locale, o anche solo frequentare il mercato, è meno comodo che fare la spesa nella grande distribuzione, ma gli alimenti che si procurano sono di tutt’altra qualità – e su un piano culturale, un acquisto di questo tipo porta a porre, e a porsi, domande che rendono maggiormente consapevoli su quel che si sta per mangiare.

3. Conoscere, conoscere, conoscere
Molto di quello che mangiamo normalmente è per noi un mistero totale; e sinceramente, se si spendono due minuti a leggere qualche etichetta di cibi confezionati, è forse meglio così dal punto di vista della nostra tranquillità. Scoprire quali sostanze ci vengono vendute come cibo può essere allarmante.

Ma essere consapevoli di ciò che si prepara e si mangia, e dei suoi effetti sul nostro corpo, è un’esperienza rivelatrice. Può partire dall’apprezzamento estetico dei colori e delle forme del cibo – il rosso di un pomodoro maturo, le centinaia di piccole piramidi del cavolo romanesco, la perfetta rotondità di un’arancia – ma poi cresce nell’apprendimento di come quella stessa arancia ci fornirà preziosa vitamina C per aiutare il nostro sistema immunitario, o come il piatto di spinaci che prepareremo sia ricco del prezioso acido folico, così importante per tanti processi del nostro organismo… toccare il cibo e prepararlo è anche diventare coscienti di come sia cresciuto nella terra, di come abbia assunto le sostanze che ne trarremo e che gioveranno alla nostra salute.

4. Godersi la preparazione
È tanto facile scegliere la via più rapida di rendere commestibili gli alimenti, che spesso dimentichiamo il valore enorme del tempo che possiamo invece dedicare alla preparazione e alla cucina. Tutti abbiamo moltissimo da fare, ma siamo sicuri che l’importanza di nutrire noi stessi e gli altri sia così poca? Certo, risparmiamo qualche minuto comprando carote già sbucciate e tagliate anziché occuparci noi di prepararle, ma oltre a perdere nutrienti preziosi e spendere denaro inutilmente, perdiamo la possibilità di regalare parte del nostro tempo a noi stessi e alle persone per le quali stiamo cucinando. Cucinare può essere un’enorme manifestazione dell’affetto che proviamo, perchè è donare qualcosa – il tempo – che non può essere comprato.

5. Gustare il cibo
Mangiare è un piacere. Siamo in grado di percepire una gamma vastissima di odori, aromi, consistenze e sapori – un autentico tesoro di esperienze. E gustare appieno questi aspetti del cibo è la naturale conclusione del percorso di consapevolezza di cui stiamo parlando – e ne è anche la deliziosa ricompensa. Permettiamo al sapore di soddisfarci, non ingozziamoci come se fossimo fornaci da riempire di carbone: impiegheremo qualche minuto in più, ma sarà speso bene, specie se al piacere del cibo aggiungeremo quello di quattro chiacchiere con le persone che amiamo.