Ormai i tempi in cui leggere la parola laser evocava immagini fantascientifiche di navi spaziali e guerre fra razze aliene sono ben lontani: il laser ha una sessantina d’anni ed è ormai solidamente radicato fra gli strumenti d’uso quotidiano in mille campi della nostra vita. Laser per il taglio e la saldatura, laser per marcatura, laser medicali, perfino laser decorativi: come tante altre tecnologie, anche questa è ormai divenuta quasi banale. Ma quali sono le caratteristiche tipiche del laser, e cosa lo rende speciale?
Partiamo da un presupposto fondamentale: un dispositivo LASER essenzialmente proietta un raggio di luce. Questa luce è però particolare, per tre ragioni essenziali: è coerente, è monocromatica ed è altamente brillante. Per essere più chiari, questo significa che il fascio di luce è concentrato in un raggio estremamente sottile, che è di un’unica frequenza di colore, e che ha una luminosità significativamente superiore a quella di qualsiasi sorgente luminosa tradizionale. Tali tre caratteristiche sono alla base della versatilità dello strumento, e quindi della sua diffusione.
L’elevata brillantezza, che deriva dal fatto che l’enorme potenza della fonte viene concentrata in un’area tanto sottile, fa sì che l’energia sprigionata dal laser sia sufficiente a tagliare o forare anche lastre di metalli durissimi; la monocromaticità rende i laser adatti a trasformare informazione per distanze molto lunghe senza disturbo, sia nello spazio libero che nelle fibre ottiche, come accade appunto nelle comunicazioni ottiche; e la coerenza li rende capaci di servire come misuratori di distanze, spostamenti e velocità di ordini ridottissimi, anche di millesimi di millimetro.
E oltre a servire in senso pratico, i laser hanno perfino stimolato nuova ricerca. La scoperta infatti di metodi che permettono ad un emettitore laser di lavorare su lassi temporali ridottissimi, dell’ordine dei femtosecondi, ha dato vita ad un’intera nuova branca della chimica, che prende appunto il nome di femtochimica.