Quanto latte produce l’Italia? Da dove proviene il latte italiano? In cosa viene trasformato? Quali sono le principali destinazioni dei nostri formaggi nel mondo? In questo post vi raccontiamo la filiera lattiero casearia italiana: il primo comparto agroalimentare nazionale, che vale in tutto 16 miliardi di euro, a cui è legato il reddito di decine di migliaia di famiglie.
Ma non è questo l’unico motivo di orgoglio. Questa filiera produttiva, infatti, mantiene vive giorno dopo giorno la cultura e le tradizioni secolari che stanno dentro i prodotti tipici dei nostri territori. Un bene comune da tutelare, specialmente in questo momento complesso. Anche attraverso modelli di impresa che favoriscono una più equa distribuzione del valore tra i produttori e i loro territori, come il modello cooperativo.
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Nel nostro paese vengono prodotti ogni anno qualcosa come 13 milioni di tonnellate di latte. Un volume sufficiente a riempire circa 5 mila piscine olimpioniche! Oltre il 93% di questa quantità è latte vaccino. Il restante si divide tra latte di pecora, di bufala e latte di capra.
Un tesoro bianco che all’origine vale 4,5 miliardi di euro: quasi il 9% del valore totale della produzione agricola nazionale. Non tutti sanno che il 70% di questa preziosa materia prima è prodotto da realtà cooperative.
Il 18% della produzione nazionale di latte è destinato al consumo liquido, in particolare sotto forma di latte frescoche rappresenta una vera eccellenza della filiera lattiero casearia italiana.
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La filiera lattiero casearia è diffusa in tutta Italia. Tuttavia tre quarti del latte italiano vengono prodotti in quattro regioni: Lombardia (dove si concentra il 43% della produzione nazionale), Emilia Romagna (16%), Veneto (10%) e Piemonte (9%). Seguono il Trentino-Alto Adige, la Puglia, il Lazio il Friuli e la Sardegna. Nelle restanti regioni si produce circa l’8% del latte italiano.
La filiera italiana, in ogni caso, non copre completamente la domanda interna. Pertanto è necessaria una certa importazione di latte e prodotti lattiero caseari. I principali fornitori sono Germania, Francia, Austria e Slovenia. La materia prima importata viene utilizzata per la produzione di latticini non DOP e di latte UHT.
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L’italia è storicamente vocata all’allevamento bovino e ovicaprino. Più della metà delle stalle della filiera lattiero casearia italiana sono piccole o medie: contano, cioè, meno di 100 vacche da latte. Sono circa 27 mila aziendeagricole orientate alla produzione di latte. La regione che conta il maggior numero di stalle è il Trentino Alto Adige (5.855), seguito dalla Lombardia (5.589), dall’Emilia Romagna (3.717) e dal Veneto (3.605).
Nell’ultimo decennio, tuttavia, anche a causa del progressivo allontanamento dalla terra delle nuove generazioni, il numero di stalle è calato di oltre 15 mila unità. Una diminuzione che si registra in particolare tra le piccole aziende, con una progressiva crescita di quelle medio-grandi.
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Il mondo cooperativo lattiero caseario italiano, composto da 600 realtà, cui aderiscono circa 20 mila stalle, non ha soltanto il primato della produzione e lavorazione del latte. Infatti questo modello economico che mette al centro i soci produttori è una tutela anche per le piccole realtà agricole e quelle dislocate nei territori più difficili. Quelle che singolarmente avrebbero molte più difficoltà a rimanere sul mercato. In questo modo contribuisce alla conservazione di una parte importante del patrimonio agroalimentare italiano. Un tesoro composto, lo sappiamo bene, anche e soprattutto di piccole eccellenze locali.
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L'Italia ha un primato nell'ambito del settore lattiero caseario europeo: è il primo produttore di formaggi DOP, la cui realizzazione assorbe circa metà della materia prima nazionale. (Per i formaggi DOP, infatti, può essere utilizzato solo latte dei rispettivi territori d’origine, quindi 100% italiano). Anche in questo comparto il mondo cooperativo detiene la leadership produttiva.
Sono ben 50 le Denominazioni di Origine Protetta italiane e la produzione complessiva sfiora le 500 mila tonnellate, per un valore complessivo al consumo di oltre 7 miliardi di euro. Nella top ten dei formaggi DOP troviamo Parmigiano Reggiano e Grana Padano in testa, ma anche Asiago, Montasio, Taleggio, Provolone Valpadana.
Il latte restante viene trasformato negli altri derivati:
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L’Italia esporta oltre 400 mila tonnellate di formaggi l’anno, in particolare di prodotti DOP. Questo commercio internazionale ha registrato un exploit fra il 2014 e il 2018, periodo in cui la crescita è stata di oltre il 27%. Il valore complessivo delle esportazioni della nostra filiera lattiero casearia è di 3.5 miliardi di euro, che rappresentano quasi l’8% dell’export agroalimentare.
Curiosamente, il primo importatore di formaggi italiani è la Francia: un Paese a sua volta di grande tradizione lattiero casearia. Insomma: chi meglio dei “cugini d’oltralpe” può certificare l’eccellenza delle nostre produzioni? Seguono la Germania, il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Svizzera, altro paese che di formaggi ne sa qualcosa. Insomma: anche il mondo ama i formaggi Made in Italy. E tu?
Fonte: Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (dati elaborati nel 2019, riferiti all’anno 2018).